Con l’allestimento di Sgombero e de L’uomo dal fiore in bocca (uno dei capolavori di Pirandello), Vetrano e Randisi raccolgono i fili di un lungo percorso pirandelliano intrapreso negli anni scorsi.
Intrecciando alle vicende narrate spunti paradossali, citazioni fulminee e passaggi surreali si compone una riflessione umoristica e struggente sull’attesa, il rifiuto e l’accettazione della fine.
Mettendo insieme questi due atti unici si ha la percezione del senso di grande vitalità e disprezzo del comune pensare che si respira in tutta la drammaturgia di Pirandello, della capacità di irridere e far ridere con amarezza dei vizi e dei paradossi della società.
I luoghi delle azioni - la sala di attesa di una stazione ferroviaria e un’improvvisata camera ardente - diventano le “stanze della tortura” che Giovanni Macchia individua come topoi costanti nei lavori pirandelliani.
Il fiore in bocca diventa malattia di una intera società, che accomuna l’uomo che nel momento dell’addio trova ancora la forza di parlare di sé con malinconica ironia ed esce di scena canticchiando, e la donna ribelle che nel finale di Sgombero sussurra come in un ricordo la ninna nanna dolcissima e dolorosa per il suo bambino perduto.
Regia
testo e regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
Interpreti principali
Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Margherita Smedile
Compagnia
Teatro de Gl’Incamminati / Diablogues - Compagnia Vetrano/Randisi
Note
due atti unici di Luigi Pirandello e frammenti da TOTO’ E VICE’ di Franco Scaldati
Via Benedetto Cairoli, 53 - 26041 Casalmaggiore (CR)